equilibrium

05 novembre 2006

una donna, una certezza

Venerdì sera sfinita arrivo a casa.
Tutto il giorno nel reparto informatica: gestione della comunicazione Nikon e applicazione di strategie promozionali da adattare in modo flessibile alle esigenze aziendali.
Risultato?
Torno a casa e mi accorgo di aver perso il cellulare. Nel panico totale afferro l'altro cellulare, quello con la scheda italiana, e inizio a chiamare. Provo e riprovo. E la linea è libera, cavolo il cellulare squilla... ma non sento nulla. E per forza, l'ho lasciato nel modo silenzioso!
Dopo un breve momento di accrescimento autostima per aver annesso la vibrazione al modo silenzioso, rincuorandomi e acclamando la mia saggezza, prendo coraggio e riprovo a chiamare.
Ma tutto continua a tacere nella mia casa... neanche un rumorino. Niente. Nemmeno un accenno di vibrazione, un trutru lontano lontanissimo.
Non è qui, il cellulare non è qui.
In fretta e furia cerco tra i miliardi di postit arancione fluorescente che continuo ad incollare sulla scrivania il numero di cui ho bisogno... non l'avessi mai fatto.
Ormai completamente impanicata, mentre la mia mente è già oltre e pensa a come bloccare la scheda e a come recuperare i contatti, chiamo il reparto informatica e sento il responsabile che, dopo aver giustamente sghignazzato, comunica alla addetta alle comunicazioni di servizio che... "le è scomparso il Natel". E mi chiede il numero.
E' questione di secondi... dall'altro capo del filo, ecco una vocetta acuta che fa:
"Attenzione attenzione, chi trovasse un Natel Nokia in modo silenzioso che sta vibrando in questo momento è pregato di riconsegnarlo urgentemente alla cassa. Ripeto, chi trovasse un natel che in questo momento vibra lo consegni alla cassa".
Per la cronaca: qui il cellulare non si chiama cellulare, ma Natel.
Ed era caduto in macchina.
E ieri il responsabile mi ha detto "Mi ridai il tuo numero??? ah no... meglio quello di casa, per star sicuri...".

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